1 settembre 2016

Fertility Day: come lo leggo io

Impazza la bufera sul Fertility Day, tanto che il sito è giù, escluso uno splash screen in homepage.
La campagna aggressiva del ministero della salute ha raccolto una quantità di critiche enorme. Che c'è di nuovo? In Italia quasi qualunque campagna comunicativa delle istituzioni viene lapidata nella pubblica piazza, sia quando è sbagliata che quando è giusta: del resto criticare è facile, visto che fare campagne perfette è impossibile, e c'è chi lo fa di professione riuscendo bene a farsi seguire dalle masse.
Detta così è ovviamente semplicistica.

Cosa dice la campagna del Fertility Day? Sin dal nome traspare che l'obiettivo primo non è la natalità ma la fertilità, anche se la natalità è sicuramente fra gli obiettivi secondari. Le critiche però sembrano aver riletto tutta la campagna come se fosse un invito alla procreazione, una sorta di "figli alla patria", di memoria fascista.

Prima ci capire il messaggio, bisogna partire dal dato: perché una campagna sulla fertilità? Perchè in italia nel 2012 ci sono stati 90mila interventi di procreazione assistita, di cui oltre il 60% a carico del servizio sanitario nazionale e comunque rientrano fra le spese deducibili ( http://www.tasse-fisco.com/persone-fisiche/quali-spese-mediche-deducibili-carico/4746/ ). Sempre nel 2012 il 2,2% dei bambini nati è passato attraverso la fecondazione assistita ( http://www.fecondazione-assistita.net/statistiche-e-dati-della-procreazione-medicalmente-assistita/ ). A leggere il dato riportato dallo stesso Fertility Day, 1/5 delle coppie ha problemi di fertilità. Cioè una coppia di amici ogni 5 ha questo problema. Il numero, col dovuto rumore dato dai piccoli numeri, mi torna.
I costi nelle strutture non sono facili da capire, ma si parla di valori che partono dai 2000 euro a trattamento e arrivano spesso a totali oltre i 10000. Viene da immaginare che al di là di chi paga, nel pubblico non possa costare molto meno, quindi di fatto stiamo parlando circa 500 mila -1 milione all'anno, più tutti quelli spesi all'etero, dato che non è facile da trovare con il tempo che posso investire nella ricerca.
Si tratta cioè di una spesa solo in Italia che assomiglia al 2% della spesa che andremmo a risparmiare per il senato con la riforma costituzionale proposta: varrà bene qualche volantino (è una provocazione, ovviamente, ma serve per dare l'idea).

Per chi ha fame di numeri, qui ce ne sono quanti se ne vuole: http://www.iss.it/rpma/index.php?lang=1&id=131&tipo=17

I soldi, però, non la vera spesa del problema fertilità, infatti non è possibile quantificare in denaro il disagio per una coppia che si sottopone al trattamento, spesso per periodi prolungati, con stress e disagi che implicano anche spese a loro volta non quantificabili. E questo percorso arriva dopo la frustrazione del non riuscire a farne a meno, del sentirsi diversi, inadatti, sbagliati.

Il costo economico è alto, quello sociale è altissimo*.

La campagna colpisce chiaro in quei punti dove fertilità e salute si sovrappongono. Lo fa così**:



Poi attacca l'accidia di chi lo vorrebbe ma preferisce farsi ancora una vacanza a Ibiza, sfoggiare un fisico perfetto o semplicemente lascia scorrere il tempo all'infinito:



Quella sul figlio unico è un po' feroce, ma sono solo io che ricordo persone che dicono frasi tipo: "vorrei avere quattro figli, ma non voglio iniziare da giovane tanto al giorno d'oggi si fanno figli sino a 50 anni".
Non manca poi l'importantissimo manifesto per spostare il focus dalle donne verso gli uomini, attaccando un machismo che spesso impedisce di identificare e risolvere il problema clinico, non sociale, anche se causato da quello sociale di una società drammaticamente maschilista:



Un po' come dire: "stronzo, non sei eterno e comunque non sei superman". Ecco, prima lo capiamo e meglio è.

Sin qui il messaggio è chiaro. Da notare e apprezzare la totale assenza della famiglia tradizionale dai messaggi, che segna un vero cambio di marcia della comunicazione in italia.
Non si parla mai della relazione fra i genitori: un passo avanti insperabile solo pochi anni fa, quando c'era il family day. Eppure sarebbe costato poco metterlo e avere l'appoggio di una comunità cristiana assai retrograda, ma numerosa e presente.
Onore al merito: il riferimento non c'è.

Però c'è un riferimento al bene comune e uno alla natalità (procreazione) che ha portato moltissimi a leggere il resto della campagna in questa chiave:


Per la verità, a volerle leggere per bene dicono che lo stato è al tuo fianco, la società pure, ma non fare il minchione: io nell'ultimo spot ci leggo un "non fare figli tanto per farli, la procreazione deve essere cosciente e responsabile", però effettivamente è opinabile.

Io nel fertility day ci leggo questo. Credo di essere abbastanza istruito da non aver ricevuto nessun messaggio utile da questi manifesti, ma credo che sia una buona iniziativa informare, anche con un po' di violenza. 

Io però non sono in target, visto che ho già 2 figlie. Ma chi invece il problema di fertilità ce l'ha già, magari oltretutto non causato da cattive abitudini (vedi il riferimento ad alcol e fumo)? Qui il messaggio fallisce, perché è totalmente assente il messaggio che lo stato è al tuo fianco***. 
E chi un figlio non lo vuole? In teoria la campagna non dice nulla a riguardo, dice che se lo vuoi è il caso che ci pensi da giovane (immagino l'obiettivo sia portare la media del primo figlio nuovamente entro i 30 anni, miraggio ormai lontano se non fosse per gli immigrati). In pratica però dicendo che è un bene comune, la campagna sottende che chi non vuole procreare, sta sottraendo qualcosa al paese. A onor del vero dice che la fertilità è un bene comune (e lo è, sia clinicamente che socialmente), non che lo sia la procreazione. 


Insomma formalmente la campagna è corretta, secondo me, ma presta il fianco alle critiche, che spesso però partono dalla volontà di leggere quello che si vuole leggere invece che quello che c'è scritto...




*dov'è questa gente su facebook, si chiederanno i soliti bontemponi amanti dei social? Per taboo, per cultura o per motivi personali di privacy, spesso non viene sbandierato il fatto di fare ricorso alla fecondazione assitita. Per trovare la voce immensa di queste persone bisogna andare nei blog di settore, dove non c'è l'associazione immediata fra utente e persona e non c'è il rapporto coi conoscenti e i parenti (entrambi spesso giudicanti, come se ci fosse una colpa...stramaledetta cultura cattolica).
Lì si vedono migliaia di thread che straripano di discorsi, Su facebook no, o solo su gruppi chiusi, dove non sono pubblici. Eccla questa minoranza silenziosa.

** le varie "cartoline" sono dei lanci per gli articoli di approfondimento sul sito, ma il sito è attualmente irraggiungibile a causa delle polemiche sulla rete.

*** del resto poco difendibile, visto che il supporto, che pur c'è, è nazionalmente inadeguato e solo alcune regioni sono veramenete a fianco del cittadino (toscana e lombardia in testa, ma non può essere un tema trattato a livello regionale).

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