15 febbraio 2014

La verità è sopravvalutata

Titolo inquietante, mi rendo conto, eppure lo penso veramente.
Ovviamente va contestualizzato.
Non sto parlando di fisica, di leggi matematiche o di logica. Neppure di letteratura o di sport o di arte in senso lato. 

Mi riferisco al quotidiano, al futile, a ciò che c'è di vicino a noi e che conta per quello che suscita in noi, non tanto per quello che è in sé.
A quel balletto, non al balletto in sé.
Al cavallo, non alla cavallinità, per dirla con Platone. All'opera del demiurgo, non alle idee che l'hanno ispirata.

Il ragionamento è semplice: puoi compiere una bella azione in modo che mi dia fastidio. Non conta tanto la bella azione, quanto il fatto che mi abbia dato fastidio. Non conta neppure che fosse "oggettivamente" una bella azione. Non conta che lo fosse "davvero".
Mi ha dato fastidio. Punto.

Non conta che quel film fosse bello se non mi è piaciuto, non conta che quella canzone fosse brutta, se mi ha fatto ballare o che quella battuta fosse volgare, se mi ha provocato un sorriso sincero.

Viviamo in una bolla la cui superficie distorce la nostra visuale e il cui colore filtra i colori del mondo fuori da essa. Da quella bolla, volenti o nolenti, non possiamo uscire. Tanto vale farci pace e imparare ad amare il nostro mondo deforme, perché è l'unico che potremo mai conoscere.
Ciascuno ha la sua bolla, non possiamo neppure viverci in 2...che palle!

Non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace. La bellezza sta negli occhi di chi guarda.

Sono solo modi popolari per dire che la verità* è sopravvalutata.



*Ammesso che esista...e comunque è inconoscibile e nel caso incomunicabile. Ah, Gorgia, come aveva già detto tutto quello che c'è da dire...

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