19 giugno 2013

Chi sono?

Lui poteva rispondere Bond, James Bond e con questo identificarsi come individuo in molte delle sue caratteristiche.
A Mr. Wolf andava un pelo peggio, doveva aggiungere "risolvo problemi", per far capire chi fosse: la sua caratteristica dominante, sufficiente a descriverlo nella sua interezza.
Per gli altri è più difficile.

Sono i miei pensieri o sono le mie azioni? O sono ciò che mangio?! No, dai, almeno le provocazioni vegetariane le posso escludere, per oggi.
Se ho fatto/pensato qualcosa lo sono per sempre?
Se sono in gradi di fare una cosa, ma non la faccio? Come la valuto?

L'intenzione non è peccato, è, al più, tentazione. Le tentazioni, le pulsioni, gli istinti personali mi definiscono solo se sono io ad osservarmi; sono trasparenti agli altri, sin quando non le manifesto con parole o azioni.
Sono quindi almeno 2 persone: me visto me e me visto da fuori. Preso questo cammino, sono probabilmente N+1 persone, se N sono gli osservatori.
Un passo in più e sono N+2 persone, aggiungendo un me che esiste ma che nessuno, neppure io, conosco, il me oggettivo. Inconoscibile, al più intuibile.

Facendo finta che tutto sia ora, eliminando cioè l'evoluzione, ciò che ho fatto nella mia vita non definisce ciò che sono. Definisce dei confini molto più vasti che rappresentano ciò che sono in grado di fare: ciò che potrei essere, un "io potenziale".
In questo vasto territorio, io mi posiziono. Nel tempo (qui torna l'evoluzione), scelgo un posizionamento diverso all'interno del territorio di ciò che sono in grado di essere.

Ho fatto cose brutte, come tutti. Ho fatto altre cose positive, a mio avviso. Non le reitero all'infinito, ma so di averle fatte, di essere stato in quel pezzo del mio io potenziale in un dato momento e forse di poterci tornare.
Conosco le mie potenzialità, ma non le esercito in continuazione e non mi definiscono, se non nell'ottica di una pedissequa descrizione, non pesata, di me.
L'ANSA delle mie azione le riporta, nessun editoriale le citerebbe.

Vivo nel mondo: dove mi posiziono rispetto al mio io potenziale dipende da dove mi trovo nel mondo. Fuori dal mondo vedo forse il mio io potenziale, più probabilmente un io idealizzato e che non esiste in atto, ma solo in potenza.

La risposta a chi sono non la posso trovare in me fuori dal mondo, perché fra l'essere in potenza e l'essere in atto c'è lo stesso mare che c'è fra il dire e il fare, con in più la foschia che spesso nasconde le conseguenze delle azioni...
Perchè cosa sono dipende da cosa scelgo di compiere realmente in rapporto alle persone che ho di fianco. Quello mi definisce in ogni dato momento...cosa conta che potrei fare altro?!? Serve per esempio ad aggravare il brutto di me se scelgo di compiere azioni negative sapendo di poterne fare di positive, o viceversa ad esaltare un me virtuoso se scelgo di compiere azioni positive quando avrei potuto abbandonarmi ad azioni negative.
Il mio io potenziale, cioè, mi definisce anche per il dove non sono, ma solo ai miei occhi, che so consapevolmente che avrei potuto essere in un altro luogo, ma ho scelto di essere lì, con tutte le implicazioni che questa scelta può avere.

Possiedo il libero arbitrio e scelgo cosa voglio essere fra ciò che posso essere. Questa scelta mi di definisce. Questa scelta sono io. Una stupida risposta, l'unica che fa la differenza...


...magari ogni tanto fantastico su cosa sarei se potessi...


Read more

15 giugno 2013

Moti rivoluzionari

Il cielo stellato dà sicurezza a chi lo conosce. Le stelle sono lì, immobili, a fornire le coordinate ed  il verso del mondo.
Le rivoluzioni sono fondamentali nella vita: è indispensabile a volte prendere tutto e rivoltarlo come un calzino, cambiare i riferimenti, vedere cieli stellati differenti. Lo è, almeno, per me e per chi come me non accetta di scivolare dalla punta dei peli del coniglio...lo sono per altri, inconsapevoli vittime di un inarrestabile moto.
Il problema, con le rivoluzioni è che presto o tardi ti riportano al punto di partenza, a quel cielo stellato che conoscevi perfettamente, quello stesso che volevi modificare.

La rivoluzione non è un modo per avanzare, pur nell'illusione di farlo. Può essere un valido per mettersi in movimento, certo, ma poi un moto ellittico ci riporta al punto di partenza.
Qualcuno ci mette anni, qualcuno mesi. Ad alcuni bastano un paio di settimane...e non si muovono mai, realmente.
Per questo, capendolo, a un certo punto della vita, crescendo (e soprattutto maturando, cosa che non va certo di pari passo con l'età biologica) si smette di essere rivoluzionari e si inizia a diventare progressisti. Si mira ad evolvere, cioè, non più a ribaltare tutto senza un'idea di approdo.
Avanti, sempre. Avanti, sperando che la direzione sia buona.

Per questo molti eterni rivoluzionari sembrano girare a vuoto, senza evolvere.
Perché, semplicemente, non lo fanno. Una piccola precessione del loro perielio li tiene solo aggiornati al mondo circostante, eppure immobili.

La fisica non può mutare una rivoluzione in una evoluzione: un anno siderale e il cielo stellato torna lo stesso.

L'uomo e la mente possono: cambiare orbita non è impossibile, bisogna volerlo e impegnarcisi a fondo. Bisogna mettersi in gioco ed essere disposti a perdere per sempre il cielo che dava sicurezza.

E bisogna avere un centro di gravità attorno a cui farlo, per non perdersi nel vuoto cosmico...che sia quello dello spazio o quello interiore.
Read more

12 giugno 2013

Lo slogan è (un po') fascista di natura?

Silvestri era più convinto nel cantarlo. Io un po' meno. Lui ne ha fatto uno slogan, dandosi (apparentemente) del fascista da solo.
Io ne faccio un dubbio, facendo di me...il solito uomo con molte domande e poche risposte, ma per fortuna alcune linee guida solide e profondamente ancorate.

Sabato sono andato a un concerto in favore del movimento di evoluzione/rivoluzione sociale equadoregno. Suonavano i The Gang, gli Assalti Frontali e la Banda Bassotti.
Il primo gruppo non l'ho mai degnato di grande attenzione neppure negli anni 90, quando ero più vicino a certe "manifestazioni" musical/politiche e loro avevano una risonanza ben maggiore, e ne ricordo una sola canzone.
Gli Assalti Frontali hanno contribuito con quel gran capolavoro che è Conflitto (anche questa volta dimenticato dal vivo), prima e con quell'altro gran disco che è stato Banditi ad avvicinarmi all'hip-hop e a farmi riflettere su tante cose. Non a caso Conflitto ha il suo elemento di maggiore bellezza nell'essere un disco con molte domande, molti dubbi, molto disagio, poche risposte, ma delle certezze salde e della altrettanto salde linee guida.
La Banda Bassotti è...uno slogan via l'altro: orgoglio e appartenenza. Orgoglio per l'appartenenza. Appartenenza a una idea e ad una non idea: all'idea di una società "comunista" ed all'idea dell'antifascismo come elemento di unione e coesione. Appartenenza alla lotta. Appartenenza a una collettività che costituisce un mondo alternativo. Appartenenza all'odio contro un diverso che non può che essere odiato.

Del fatto che io non sia disposto a definirmi tramite una negazione ho già parlato secoli fa, quando ancora scrivevo sul defunto yahoo 360 (rip), non ha senso parlarne ancore e sarebbe comunque un'altra storia.

Devo dire che quella fila quasi infinita di slogan mi ha fatto molto piacere. Era da tanto che non sentivo un senso di appartenenza, anche a causa dell'essere diventato sostanzialmente un orfano politico, da vari anni ormai. Era tanto che mi sembrava che quell'identità non esistesse più. Sentirla urlata e ripetuta, elevata a slogan dal palco e rimbalzata dal pubblico, mi ha dato una certa gioia.

Con tutto questo è vero che probabilmente molti nel pubblico non sapevano bene di cosa si parlasse...e forse anche qualcuno sul palco marciava più sullo slogan come elemento di cieca aggregazione che che come portatore di contenuto.

Slogan usati per fare branco, per appiattire il dialogo, per semplificare oltre la barriera in cui le differenze sono ancora significative.
Ma è uno slogan appunto. Ne è la natura. Questa natura è fascista? Un po'. In generale è molto di destra, nella sua idea che esista un noi (quelli raccolti nello slogan) e un loro esterni a noi (quelli contro cui è rivolto lo slogan), eterni e immutabili. Non punti di vista, ma realtà assolute.
Cioè "il male" descritto come assoluto e non dipendente dal punto di vista, costante ed estraneo a noi come lo descrive spesso la destra e lo descrive bene Antonio Caronia.
Lo dico subito per evitare incomprensioni, la Banda Bassotti questo non lo fa: più esplicitamente partigiana e schierata di così è difficile anche solo concepirla.

Detto questo, però, lo slogan può essere anche una semplificazione che unisce, laddove è chiaro che la verità non si ferma a quelle poche parole. Il fatto che sia un titolo, non implica che poi non si debba leggere il testo a seguire.
Se il titolo è accattivante si prova più facilmente lo stimolo ad approfondire. Se diamo per assunto che tutti quelli che ascoltano lo slogan conoscano il contesto che lo partorisce ed abbiano una condivisione di fondo, non tanto dello slogan in sè, ma di tutto il contesto di cui lo slogan è sintesi, allora si perde quel connotato "fascista" (che fascista, diciamolo pure, comunque non sarebbe, ma in Italia sembra che qualunque idea conservatrice o di destra si debba definire fascista...).

La verità, credo, sta sempre da qualche parte nel mezzo. C'è chi lo urla come coro senza sapere cosa dice e chi semplicemente festeggia la sua appartenenza con delle semplificazioni, dando per scontato, almeno in quell'occasione, tutto il contesto.

La deriva fascista di uno slogan antifascista è allo stesso tempo paradossale e tragica, eppure parzialmente inevitabile.
Compito di ciascuna persona che quello slogan lo urla, ma con consapevolezza, è diffondere il contenuto completo di cui lo slogan è sintesi. Parlare della lotta che c'è dietro. Del motivo di quell'urlo. Del suo obiettivo.

Nel nostro piccolo è d'obbligo non tagliare sulla cultura e l'educazione.

Ogni volta che un ragazzino canta, senza riflettere, che "l'unico fascista buono è il fascista morto" è mio dovere spiegargli che se non capisce nel profondo cosa significa e che è un'esasperazione e una generalizzazione utile solo all'aggregazione e non certo un inno allo sterminio di chi la pensa in modo diverso e assoluto, allora cantandolo sta solo descrivendo il suo suicidio come una cosa buona...allo stesso modo in cui Silvestri si è apparentemente dato del fascista da solo.
Read more

And the winner is....

Sì sì, ha vinto il PD. A questo giro bisogna essere veramente in mala fede per negarlo.
Non una vittoria fulgida, forse, nel senso che i demeriti degli altri hanno pesato in modo significativo.
Non una vittoria scontata, dopo il risentimento di parte dell'elettorato per le vicende di governo.
Non una vittoria insignificante, perchè se è vero che la nazione si guida dall'alto, è vero anche che la si costruisce principalmente dal basso, dal territorio, dall'amministrazione del bene pubblico nel particolare.

Ma chi ha perso?
Un po' tutti, pare. I 5 stelle fuori dai ballottaggi importanti e al lumicino in molti posti, il PDL in caduta libera, la politica in genere, a giudicare dalle affluenze.

Un pensiero, un dubbio, un'ipotesi, mi coglie al volo sentendo le analisi sui voti.
Siamo sicuri che il PD sia stato votato dagli elettori del PD? Dopo una onda anomala di elettori che avevano detto "mai più" solo pochi mesi fa, qualche dubbio viene....

Mi faccio un film: i 5 stelle, dopo un po' di eccitamento collettivo per gli esiti elettorali e la "linea dura", hanno fatto la figura dei minchioni a non voler provare a (co)guidare il governo. Sono passato da una alternativa credibile a una incredibile opposizione...al buon senso. E la gente che voleva protestare tramite loro..non è andata a votare, o magari è tornata a votare il partito d'origine.
Il PD ha deluso l'ala dura, a anche il correntone...forse giusto gli ex DC sono soddisfatti dal risultato (e io stesso che credo che il governo col PDL sia la cosa giusta da fare, non è che mi definisco entusiasta del partito, ma approvo la scelta). Fatico a pensare che abbiano veramente retto l'impatto interno...
E il PDL? Un disastro...hanno perso le elezioni, hanno appoggiato in modo intimidatorio, per non dire di peggio, un governo a guida PD.

Mi immagino che l'elettore "estremo" del PDL abbia scelto l'astensione, lo zoccolo duro non sappia neppure di essere a metà 2013 e abbia confermato il voto che aveva dato entusiasta nel '94...e il moderato forse, quello pragmatico che pensa a una guida, magari sbagliata ma fattiva, come ha saputo spacciarsi (non totalmente a torto il PDL) non ha apprezzato gli sgambetti del PDL al neo-governo, ma abbia invece apprezzato il coraggio del PD di aprire al "nemico" per la stabilità nazionale.

Nel mio film (tutto personale?), c'è stata un'emorraggia di votanti del PDL verso il PD a queste amministrative, come premio del comportamento politico nazionale del PD.
Il PD ha vinto grazie ai voti degli avversari, perdendo per strada pezzi dei suoi elettori.

Se questo è lo scenario, non c'è dubbio che sia una vittoria comunque...però ho un po' paura degli sviluppi...

PS: Fra un po' di giorni le analisi dei flussi elettorali diranno se mi sono fatto un film di fantascienza, un viaggio tutto mio o ho annusato un comportamento di una popolazione che mi pare di non aver mai capito sino in fondo....


Read more

2 giugno 2013

Persone speciali

Nella vita capita di incontrare un sacco di gente. Alcune persone interessanti, altre noiose, altre entrambe. Alcune sono frivole, altre profonde, altre fumose...
Le categorie sotto cui farle cadere sono tante e quelle più importanti sono tutte soggettive.

Sensibilità, intelligenza, stabilità, energia. Doti che ciascuno ha in misura differente e che a contatto con me posso generare armonie o dissonanze*. Le dissonanze si scartano, se non a volte; le armonie costituiscono la colonna sonora della vita che vorrei avere.

Io do molta importanza al dialogo: mi piace parlare con le persone (quasi quanto non mi piace parlare con la gente), esplorare nuovi territori intellettuali tramite il confronto verbale. Eppure le persone che fanno discorsi molto intelligenti, pur piacendomi moltissimo, non sono quelle che riescono ad essere veramente speciali per me: sono "solo" particolarmente intelligenti.

Le persone speciali sono quelle che sanno parlare, raccontandoti qualcosa che magari non è neppure particolarmente interessante o importante, inserendo delle frasi che arricchiscono il dialogo di un significato maggiore, ma di per sé non fondamentale. Quelle frasi particolari hanno il potere di entrarti dentro, scavare dei cunicoli dentro la tua testa come dei tarli e poi, trovato un angolo comodo, passare allo stadio pupale, sedimentare, sino a tramutarsi in farfalle che volano in alto e ti portano in alto con loro, facendoti rivedere il mondo con una nuova consapevolezza, da un nuovo punto di vista.
Questo processo, a mio avviso, è più forte della comunicazione diretta dei medesimi concetti, perchè non ti mette dentro il pensiero altrui, ma ti stimola a tirare fuori una nuova consapevolezza, forse già presente in embrione e sepolta**.
Molto socratico, come procedimento, in effetti.

Questa dote va al di là dell'intelligenza e non è neppure detto che vi sia collegata in modo esplicito ed evidente (secondo me è, anche, una forma di intelligenza, magari non convenzionale); si tratta piuttosto della capacità di irraggiare una profondità di spirito che attecchisce in chi è in sintonia ed è recettivo, stimolandolo a sua volta ad evolvere, fornendogli uno spunto che diventa domanda e gli fa trovare la sua risposta persona, invece che comunicargli direttamente e con tono universale "La risposta".

Queste persone***, per me, sono persone veramente speciali, perchè arricchiscono sicuramente la mente, ma congiuntamente nutrono lo spirito e lo rendono più grande.

A me, almeno, succede così.




*Parlando di armonie e dissonanze mi viene da dire che queste si generano quando io sono una nota e loro un'altra. Singolarmente abbiamo entrambi il nostro senso e bellezza, l'accostamento può essere armonioso o dissonante. Non c'è giudizio sull'altra persona (nota) con cui si genera dissonanza, solo una valutazione dell'accostamento.

**Il discorso, un po' sfumato e meno personale, si applica a qualunque comunicazione, anche non verbale e diretta, per esempio in varie forme d'arte e letteratura.

***Riprendo il discorso di armonie e dissonanze: questa "risonanza" del pensiero altrui si forma in rapporto con l'ascoltatore, quindi una personsa speciale per me, può essere banale per un altro, e viceversa. Alcuni artisti assurgono al ruolo di culti perchè hanno la capacità di instillare quella scintilla nell'animo delle moltitudini, ma anche con loro ci sarà sempre qualcuno con cui la loro nota suona male...
Read more