27 aprile 2010

Fofi Fofi alè alè!

Dopo aver raccontato dei grandi successi della mia bimba grande, sarebbe stato irrimediabilmente ingiusto mettere in ombra i successi altrettanto importanti della bimba piccola, solo perchè qualcuno in famiglia li ha raggiunti prima.
Siamo a una settimana abbondante di nanna senza pannolino!!!
Ormai è da più di 3 mesi che la Fofi manifesta il desiderio di liberarsi del panno e che è abbastanza brava nel gestire la pipì di giorno. Con mia grande sorpesa non è altrettanto brava nel gestire la cacca. Sbattimento. Grosso. Poi si sa, per i bambini ci sono le distrazioni e gli eventi ammalianti che distolgono l'attenzione dal controllo di sè, così anche la pipì, a volte, scappa.
Da un mesetto il riposino pomeridiano si fa senza panno. Grande conquista. Poi lei stessa, nella sua voglia di dimostrare la sua frase "io glande! no chicchela! Glande!" ha iniziato a non volere più il panno la sera.

Ed ora eccoci qua, a letto senza panno, come i bimbi grandi, a poco più di 2 anni. Grande soddisfazione per noi e probabilmente ancora più grande per lei.

Da qualche giorno poi, anche cacca e pipì insieme la mattina dopo colazione e niente più cacca addosso di giorno.

Mitica Fofi!
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26 aprile 2010

mitica bimba Gaia!

Ieri una nuova barriera è caduta, bimba Gaia ha imparato ad andare in bicicletta senza rotelle. Emozione. Era da qualche giorno che provavamo ad imparare l'equilibrio andando senza rotelle e senza pedali su una bici molto bassa. Spinte con le gambe e poi qualche metro in equilibrio.

Abbiamo seguito questo consiglio di un vicino di casa che ci ha detto che così ha insegnato ai 3 figli e 5 o 6 nipoti, ad andare in bicicletta in un solo giorno di full immersion. Sbalorditivo, pensavo, e con la mia indole del "vabbeh, proviamo", ho provato con la mia bimba Gaia.

Poche decine di minuti di tentativi ogni giorno, per andare nei vari posti, per qualche settimana. Qualcuno si chiedeva cosa facesse una bimba su una bici piccola senza pedali, qualcuno ne ha sorriso, qualcuno non se n'è curato, a qualcuno è stato spiegato il senso.

Ieri abbiamo rimontato i pedali e con un piccolo aiutino per la partenza eccoci a pedalare da soli!!!

Poi in un momento di distrazione, dopo aver spiegato come si fa a partire da soli, eccola che la lascio ferma e me la ritrovo che pedala in giro.

Ha pedalato per diversi minuti, decine forse, con una serie di pause quando perdeva l'equilibrio o era stanca, ma senza nemmeno una caduta.

Emozione. Orgoglio di padre. La gioia di vedere un'altro confine superato.

Sembra una metafora universale, qualche segnale premonitore, gli attenti capiscono, gli sbadati sorridono o non si accorgono. Poi, un giorno, il mondo è diverso.

Speriamo che la metafora sia premonitrice.
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8 aprile 2010

Uno sfogo tecnologico

Ultimamente sono in cerca di lavoro. Questa condizione, che non mi era più relamente capitata dal 2005, credo, mi ha aperto gli occhi in modo disarmante su una situazione che già conoscevo, già soffrivo, già esponevo, eppure mi restava, nella sua dimensione globale a livello inconscio.
L'Italia è informaticamente un paese retrogrado.
Non sto parlando della scarsa alfabetizzazione informatica o del fatto che un numero immenso di persone ha competenze ridotte e poche interazioni con l'informatica, lato utente.
Sto parlando dell'altro lato della barricata, il lato degli sviluppatori, delle società che si occupano in modo diretto o indiretto di software e di quelle che hanno immensi reparti IT gestiti dalla solita mandria mista di interni e consulenti.

L'Italia è un paese conservatore. Questo, in apparente contrasto con una buona vocazione artistica e creativa, è un fatto noto e, in generale, innegabile. In alcuni casi essere conservatori paga, in altri no. Come sempre anche le doti, portate a dogmi di vita, finiscono per diventare vizi.

Parecchi anni fa ho intrapreso la strada che mi ha portato a conoscere Python, un linguaggio di programmazione come tanti, uno dei più diffusi al mondo, non nell'olimpo della diffusione, ma distintamente sopra il marasma di tecnologie che bollono nel pentolone di alcuni smanettoni per poi evaporare senza aver lasciato il segno.
Un annetto fa lo mettevo orgogliosamente in cima alle mie competenze parlando con vecchie conoscenze in una rinomata società di consulenza. Mi hanno tutti chiesto cosa fosse.
Un amico lavora oltre confine in Ruby. Decisamente meno diffuso in generale, ma con una forte presenza in ambito web grazie al successo in una epoca storica decisiva del suo framework Ruby On Rails.
Sono potenzialmente i linguaggi del futuro, pur venendo da un passato non poi così vicino attraverso la lunga strada verso la maturità. L'ha capito Google, lo sospetta Microsoft, c'ha scommesso Nokia, se lo chiede l'elite dei guru del mondo Java.

Oggi ho fatto la prova di usare Monster, sito ormai quasi universale, per un piccolo esperimento:
ricerca di lavoro con parola chiave Python.
Italia : 11 risultati
Svezia: 30 risultati
Polonia: 11 risultati
Germania: 89 risultati
UK: 127 risultati

Altra prova, simile, ma con Ruby:
Italia : 10 risultati
Svezia: 18 risultati
Polonia: 1 risultati
Germania: 45 risultati
UK: 56 risultati

Cioè è giusta la percezione che Python è generalmente più diffuso di ruby ma in europa l'Italia pareggia con la Polonia su Python, mentre la sconfigge su Ruby. Il punto è che la Polonia è il classico paese emergente che deve convertire la sua economia, i nostri concorrenti dovrebbero essere germania e UK (non ho considerato la francia, ma credo i dati non si scosterebbero più di tanto). Ci distanziano entrambi di svariate lunghezze. E che dire della Svezia? Fa meno abitanti della lombardia ma ci tiene testa!

Ho provato a fare la ricerca anche con Java, usando J2EE come parola chiave, tanto per vedere cosa ne usciva.
Italia 161
Svezia 43
Polonia 36
Germania 397
Regno unito 196.

Cioè il mercato per gli sviluppatori in Italia offre effettivamente meno spazio che in altri paesi, ma sulle tecnologie comprovate che ogni buon conservatore sceglierebbe in ambiti mission critical, i numeri si avvicinano molto di più ai rapporti di popolazione e a quelli presunti di mercato.

Oggi parlavo di cloud computing. Nel mondo l'argomento spumeggia, in Italia molti addetti ai lavori l'hanno sentito ma storcono il naso, e 6 mesi fa ti guardavano come se stessero vedendo un marziano con le antenne.

Sono scoraggiato. Ho come l'impressione che se potessero, molti dirigenti farebbero usare ancora la macchina da scrivere per scrivere documenti.
Vita dura per chi come me ama sperimentare nuove soluzioni.
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